Il connubio Favignana-tufo è forse ancora più forte di quello con il tonno e la mattanza. Il tufo con le sue cave, chiamate "pirrere", non ha modificato soltanto la conformazione morfologica delle coste marine, rappresentando una vera e propria fonte di sostentamento, vita, sviluppo. Le centinaia di cave presenti hanno preso le dimensioni di monumenti irripetibili e fantastici. Il tufo di Favignana è sempre stato il più forte, il più tenace ed il più resistente, ma nello stesso tempo più "malleabile" per le opere d'arte. Se il tufo è l'immagine emblematica di Favignana, le cave sono la coreografia naturale di quest'isola baciata dal sole, accarezzata dai venti, trapuntata da mille riflessi marini.
Il mare era l'unica strada di percorso per il commercio del tufo. Su grosse barche dette "schifazzi" si caricavano i cantoni imbarcati tramite appositi scivoli realizzati lungo la costa. Un "picciottu" di sentinella avvertiva l'arrivo dello "schifazzu". Al suo grido i "pirriaturi" lasciavano il lavoro e con la giacchetta sulle spalle e a piedi scalzi correvano per caricare le barche nei vari scali: Cavallo, Cala Rossa, Bue Marino, Punta Marsala, dove i carrettieri, curvi e sbuffanti sotto il peso del "traino", avevano trascinato il pesante carico.
Oggi vi sono diversi itinerari facilmente percorribili, anche se è sempre consigliato il ricorso ad una guida locale.